Meditazione: tipologie e tecniche

Cosa significa meditare?

Definire il termine “meditazione” non è semplice: per alcuni, la meditazione è un concentrare la mente su qualcosa (un concetto, un brano scritto o, più genericamente, un “oggetto”), altri insistono sul fatto che la meditazione è tutto tranne questo, ovvero la meditazione non deve avere oggetto.

T. Suzuki, considerato la massima autorità nel campo della meditazione Zen, diceva:

“è molto importante che quando ti siedi non cerchi l’illuminazione; quando ti siedi, semplicemente siedi. Se cerchi di raggiungere un altro stato di consapevolezza, in quel momento non sei semplicemente seduto”.

 

Lo psicologo medico Benson di Harvard, in “La risposta rilassante” (1977), afferma che l’essenza della meditazione è di provocare una risposta fisiologica contraria a quella dello stress. Sostiene che, così come abbiamo una risposta all’azione adrenergica, mediata dal sistema nervoso simpatico, esiste anche una reazione parasimpatica che ha a che fare con la rigenerazione delle proprie energie.

 

Naranjo (2014), ritiene tale affermazione vera solo in parte poiché, se da un lato la meditazione “blocca la mente” dall’altro la lascia “libera”; ed è proprio qui che si evidenzia una bipolarità del problema.

 

Ci sono alcuni tipi di meditazione che danno più importanza al “bloccare” la mente, rilassare il corpo, ed altri invece, che privilegiano il “letting go”, il lasciare andare.

 

Questi due aspetti, che potrebbero sembrare antitetici a livello concettuale, sono in realtà sostenuti da alcune scuole spirituali complementari; in entrambi, infatti, ciò che rimane costante è l’induzione di uno stesso stato.

 

In realtà, questi sono solo due dei tanti aspetti delle differenti forme di meditazione e non è auspicabile restringere il termine “meditazione” a un settore specifico della sfera meditativa, in quanto ci sono abbastanza aspetti in comune tra le diverse forme di meditazione da poterle concepire come punti vicini o lontani di uno stesso campo. Si può parlare di diverse aree o generi, oppure tanti aspetti delle differenti forme di meditazione (Naranjo, 1999).

Alcune classificazioni:

Naranjo

Un modello presentato da Naranjo  (1999), prevede quattro aspetti della meditazione, interpretati come espressione di due continuum bipolari, ciascuno dei quali abbraccia una complementarità specifica; inoltre, in ogni polarità, troviamo un versante attivo ed uno passivo.

 

  • Il primo continuum riguarda l’asse della volizione, che ha quindi a che fare con l’azione, sia per quanto riguarda il suo estremo attivo che quello passivo.
    • Nell’estremo attivo troviamo le pratiche di controllo mentale, come le pratiche per calmare e fermare la mente, come nella meditazione samatha buddhista o del raja yoga di Patañjali;
    • nell’estremo opposto, quindi passivo, troviamo tecniche meditative focalizzate sull’abbandono, sul lasciare andare, come la trance sciamanica (La  Biotransenergetica affonda le sue radici nello sciamanesimo brasiliano e la possiamo collocare in questo versante dell’asse).

 

  • Il secondo continuum riguarda, l’asse della dimensione cognitiva poiché, le alternative che abbraccia, implicano universo utilizzo della focalizzazione dell’attenzione.
    • Nell’estremo attivo troviamo le pratiche meditative che si basano sulla focalizzazione dell’attenzione su un oggetto o sul senso del sacro, l’attenzione concentrata si focalizza su un regno astratto e immaginario per assorbirsi in un oggetto meditativo, semplice o complesso che sia. Tutto questo campo meditativo viene mediato da mantra, dalla contemplazione del nome di Dio o dei diversi attributi divini, per cui si può fare meditazione sui colori, sull’amore, sull’illuminazione, sulla morte.
    • Nell’estremo opposto passivo, vi sono le pratiche meditative che coltivano la presenza mentale, ovvero la consapevolezza che può rivolgersi ai dettagli dell’esperienza immediata (sia che si tratti dell’esperienza corporea o in senso lato dell’esperienza sensoriale, sia che si tratti del vissuto dei sentimenti o del processo del pensiero, come avviene nelle pratiche di Mindfulness “classica”), oppure ai fenomeni di superficie della mente, come nella meditazione buddhista vipassana.
Nel mio lavoro

Nel mio lavoro, sia in assetto individuale che con i gruppi, distinguo tre categorie di pratiche meditative:

  • Le pratiche di Mindfulness “classica”, in cui si allena l’Attenzione Focalizzata su un ancoraggio prescelto (ad esempio il Respiro) lasciando tutto il resto sullo sfondo della consapevolezza, utilizzando la funzione di Osservatore Neutro;
  • Le pratiche di Mindfulness mirate a “coltivare i semi buoni”, in cui si passa dall’Osservazione Neutra al coltivare intenzionalmente degli atteggiamenti ritenuti benefici per noi (come le pratiche della “Gentilezza Amorevole” e della “Montagna”);
  • Le pratiche di Biotransenergetica, dove si lavora sulla Persistenza del Contatto con i Cinque Livelli del Sè Organismico e sul contatto diretto con il Sè, con tali pratiche è possibile accedere a stati non ordinari di coscienza sperimentando le cosiddette “peak experiences”.

Oltre le classificazioni

In realtà, qualsiasi tentativo di classificazione delle pratiche meditative, rappresenta una forzatura, è più utile leggere tale suddivisione, più che come pratiche diverse, come diverse qualità o direzioni del processo meditativo. I confini non sono, infatti, così netti e, qualsiasi direzione si intraprenda, il fine ultimo è contattare la dimensione del Sè spogliata dal carico delle proprie identificazioni.

Chi sono

Sono Psicologo Clinico iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia, sez. A, al n. 7826.

 

Ho conseguito l’attestato di “Insegnante Mindfulness e Protocollo MBSR di primo livello”, presso il Centro Italiano Studi Mindfulness (CISM) di Roma, attraverso la partecipazione al Mindfulness Experiential /Professional Training.

 

Attualmente proseguo la formazione come specializzanda presso la scuola di Psicoterapia Transpersonale di Milano.

 

Esercito la libera professione di Psicologo Clinico e di Mindful Trainer, in collaborazione con PSI.MED Palermo.

Svolgo consulenze di Psicologia Clinica e conduco dei Gruppi Esperenziali con l’utilizzo di tecniche di Mindfulness e di Biotransenergetica.

 

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