Staticità, rilassamento…addormentamento

posizione meditazione

Non appena ci accostiamo alle pratiche di meditazione, di mindfulness o a qualsiasi altra pratica esperenziale che richieda l’utilizzo di una posizione statica, spesso, noi occidentali, siamo in difficoltà.

Già solo il fatto di assumere una posizione per la meditazione, su un cuscino, per terra, indossando abiti comodi e rimanere immobili per 20 o 30 minuti, può scoraggiarci e può farci pensare che sia qualcosa di troppo strano ed inusuale per noi.

Innanzi tutto, non siamo abituati a stare fermi e in silenzio, a meno che non stiamo per addormentarci, tant’è che, spesso, distinguere tra rilassamento ed addormentamento non è così semplice, soprattutto nei primi momenti in cui ci si accosta alla pratica e soprattutto quando si utilizza la posizione da sdraiati.

Molti di noi non hanno mai sperimentato il rilassamento e la staticità all’infuori dell’addormentamento.

A tale proposito, la posizione da seduti, ci viene in aiuto poiché, da un lato, è una posizione statica che permette che il cervello smetta di ricevere segnali corporei cosicché l’immagine del corpo può svanire e, dall’altro, i muscoli della schiena sono attivi e ciò fa si che non possiamo scivolare nell’addormentamento.

Il sedersi assolutamente fermi in una posizione che consta nel mantenere la testa, il collo e la colonna vertebrale in una linea retta verticale, richiede una quantità piccola ma significativa di sforzo muscolare per mantenere questa posizione.

Il contrasto, fra la posizione statica della meditazione e la quantità minima di sforzo muscolare che richiede, fa si che, da un lato, i vari recettori cinestetici possano rallentare la propria attività, così che l’immagine corporea generalmente svanisce e, dall’altro, che non si sopraggiunga al sonno.


Posizione statica, immagine corporea e Identità

Poiché gran parte del senso d’Identità di una persona deriva dalla sua immagine corporea, lo svanire del corpo in una posizione comoda e continua, tende anche a ridurre il suo senso d’Identità, favorendo così la destabilizzazione dello stato di coscienza di base e la liberazione dell’energia.

Infatti, il sedersi assolutamente fermi, senza azione, libera energia che sarebbe altrimenti automaticamente assorbita dall’azione.

Oltre ai meccanismi fisiologici descritti, la posizione eretta verticale di testa, collo e spina dorsale, sono di grande importanza teorica in sistemi di meditazione che credono che una potenzialità umana latente, la forza Kundalini, sia immagazzinata alla base della spina dorsale e possa scorrere verso l’alto attivando, nel suo risveglio, vari altri potenziali latenti, ovvero i centri di energia psichica o chakra (Tart, 1977).


Quale posizione?

Esistono principalmente tre posizioni che si possono utilizzare a tal scopo:posizioni meditazione

  •  il loto completo o il mezzo loto o  la posizione precedente al mezzo loto (vedi prime tre immagini);
  • la panchetta o il cuscino (versione agevolata di vajrasana) (vedi quarta e quinta immagine);
  • la sedia (vedi ultima immagine).

Tutte queste posizioni hanno in comune il fatto che la schiena non poggia né allo schienale della sedia né su una parete, questo, come abbiamo visto, perché è importante che si autosostenga.

La posizione che a noi occidentali sembra più comoda è quella sulla sedia, in questa posizione però la schiena fa uno sforzo maggiore per mantenersi eretta e, dopo un po’, si può incorrere in dolori posturali.

Le altre due possibilità, inizialmente, possono affaticare le articolazioni, soprattutto perché non siamo abituati ad assumerle, ma con l’abitudine e con qualche esercizio di scioglimento e stretching precedente ad assumere la postura, quasi tutte le persone riescono a starvi agevolmente dai 20 ai 30 minuti.

Inoltre, qualsiasi posizione si sceglie di utilizzare, è fondamentale che si utilizzi abbigliamento comodo, in modo da non bloccare la circolazione, e che si faccia attenzione alla posizione delle vertebre lombari.

Queste non devono creare un arco, la colonna vertebrale deve essere su un’unica linea retta. images-21

Allo stesso scopo, il mento è leggermente abbassato, in modo da distendere le vertebre cervicali e favorire l’unica linea retta di tutta la colonna.

posizione meditazione


Cosa fare delle mani?

Le mani possono essere poggiate sulle ginocchia, con il palmo in giù o in sù.

posizione meditazione

Se si sceglie di tenere il palmo in su, si può utilizzare Gyan mudra.

mani meditazione
Il termine Mudrā (Sanscrito, मुद्रा, letteralmente “sigillo”) viene utilizzato per indicare diversi gesti che si possono assumere con le mani e che, nello yoga e in alcune religioni, vengono utilizzati per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e spirituale.

Oppure si possono tenere in grembo, poggiando la mano destra sulla mano sinistra e facendo sfiorare i due pollici.

mani meditazione

Se si sceglie questa opzione, è importante che i due pollici rimangano attivi e sostenuti. Nella pratica zen questa posizione dà indicazioni sul livello della vigilanza: se i pollici si abbassano e arrivano sui palmi, spesso, ciò è indice che la proliferazione mentale ha preso il sopravvento e che il livello di vigilanza si è abbassato.


Chi sono

Sono la dottoressa Monica Cerri. Sono una Psicologa Transpersonale, mi occupo di Mindfulness, Tecniche di meditazione, Psicologia del Benessere, Psicologia Clinica, in assetto individuale e di gruppo

Sono iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia, sez. A, al n. 7826.

Ho conseguito l’attestato di “Insegnante Mindfulness e Protocollo MBSR di primo livello”, presso il Centro Italiano Studi Mindfulness (CISM) di Roma, attraverso la partecipazione al Mindfulness Experiential /Professional Training.

Attualmente sono in procinto di concludere la mia specializzazione presso la scuola di Psicoterapia Transpersonale di Milano ed esercito la libera professione in forma online.

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