
Mi chiamo Monica, ho 31 anni, lavoro a Palermo come psicologa con orientamento transpersonale. Questo mio lavoro e questo orientamento, rispecchiano la mia evoluzione interiore fino a questo momento, i percorsi che ho fatto e che continuo a fare per me, per il mio benessere, per la mia salute, per la mia crescita psicologica e spirituale che, da un certo punto in poi, sono diventati anche la mia formazione e, ora, il mio lavoro.
Qualcuno di voi, guardando la mia foto, si sarà chiesto come mai sono senza capelli, se è una scelta, magari legata al transpersonale, se è una malattia, se sto facendo chemioterapia…
All’età di 7 anni mi sono caduti per la prima volta i capelli, la diagnosi fu alopecia, da allora ho avuto varie cadute e ricrescite, sopratutto in conseguenza di terapie che sembrava curassero ma in realtà vi erano solo effetti temporanei finché, ad un certo punto, non sopportando più questa altalena, ho detto basta a questi tentativi e ho lasciato che il mio aspetto fisico si stabilizzasse senza capelli.
La mia determinazione nel fermare questa oscillazione non corrispondeva però ad una determinazione psicologica, ad un amore incondizionato per me, a dispetto di ciò che proveniva dall’ambiente che mi circondava.
Mi sono ritrovata in situazioni sociali molto pesanti e ancora ora mi commuovo ripensando a quella me, alla bambina alle elementari che sentiva chiedere dalle coetanee ai loro padri cosa avesse di strano, alla ragazzina alle medie che veniva derisa e all’adolescente totalmente isolata alle superiori…il mondo attorno a me non era di certo accogliente verso il “diverso”, l’inusuale, né tantomeno io avevo gli strumenti per valorizzare e fare tesoro della mia specialità.
La conseguenza fu un abisso in cui sono pian piano crollata, un offuscamento ed un distacco dal mondo progressivo in cui io mi ritrovai pian piano sola con il mio profondo dolore.
Di tanto in tanto cercavo di chiedere aiuto, ma “il caso” ha voluto che non lo trovassi fino ai miei 16 anni, fino a quel momento i vari psicologi, psichiatri, neurologi…non fecero altro che rimandarmi a casa dopo poche sedute dicendo ai miei genitori che stavo bene e non avevo bisogno di aiuto. Io urlavo e nessuno mi sentiva.
Così, ad un certo punto, smisi di urlare, smisi di chiedere aiuto e mi convinsi che forse avevano ragione loro, forse stavo bene….e lì peggiorai vorticosamente.
Per fortuna i miei genitori non si rassegnarono come me e mi portarono dall’ennesimo specialista che fu l’unico che mi vide nella mia sofferenza, l’unico che mi accolse senza giudicare, l’unico che seppe cogliere la mia estrema sofferenza….giusto in tempo!
Lì iniziò il mio “rovistare dentro me stessa”, supportata da una guida che evitava che io deragliassi in questo addentrarmi sempre di più nelle profondità delle mie ombre e, tra cadute e rialzate, pian piano iniziai a sentirmi meglio, iniziai a passare dall’odio all’amore per me, dalla visione di un mondo orribile e scuro ad intravedere un po’ di luce e, addirittura, a fare progetti per il mio futuro, ad investire su di me.
Fondamentale fu l’incontro con il transpersonale, ai tempi facevo terapia di gruppo e, di tanto in tanto, si accennavano dei discorsi sul trascendente, sulla spiritualità che andavano a toccare in me delle corde vive e pur sopite.
Il mio sguardo verso il mondo e la vita stessa iniziò a cambiare, passai da una visione materialistica, nella quale non trovavo un senso sufficiente per me, ad un approccio al mondo permeato da significati più sottili, energetici, spirituali, evolutivi che mi salvarono la vita.
In questa rinascita mi parve che anche il mondo fosse cambiato, anche le persone che incontravo mi sembravano meno cattive, meno ciniche ma, l’unica ad essere cambiata ero io, erano i miei occhi che guardavano il mondo con una luce diversa e, quindi, anche il mondo mi rispecchiava diversamente.
In una prima fase sentii il bisogno di affrancarmi da questa centralità che il non avere i capelli aveva assunto nella mia vita e decisi di mettere una parrucca, poi mi identificai troppo in questo aspetto del mio corpo e divenne per me un segreto, una prigione che non mi faceva spiccare il volo.
Un anno fa, in conseguenza di tutti i percorsi che continuo a fare su di me, decisi di toglierla e, da allora, il mio aspetto fisico è questo ma, ancor più importante, da allora, il mio mostrarmi al mondo è più autentico, senza filtri, sono io e basta.
Io con il mio percorso di sofferenza, io con la mia rinascita, io con il mio contatto con il transpersonale, io che ora porto tutto questo mio bagaglio nella mia vita di tutti i giorni e nel mio lavoro con i pazienti, io che continuo a formarmi e crescere perché è un bisogno della mia anima e io che continuo a portare tutto ciò che mi dà beneficio e crescita a tutte le persone che incontro nei miei percorsi, lavorativi e non.